LuttoIl lutto fa parte delle esperienze di vita più dolorose e che mettono maggiormente in connessione con gli aspetti più emotivi e profondi dell’attaccamento umano. La morte è un evento che riusciamo ad accogliere più con la mente che con il cuore, per cui a livello cognitivo e razionale essa può essere compresa, accettata, spiegata, ma la nostra parte emotiva è difficilmente disposta ad accettarla, si chiude in sé e può resistere a qualsiasi forma di accettazione. Molte persone sentono infatti che "accettare" la morte della persona amata equivalga anche a dimenticarla, a disonorarne il ricordo, a metterla da parte. Questa convinzione può affiorare o meno nella parte cosciente, e può essere un sottofondo o un pensiero costante che però, di fatto, accompagna quella persona nella sua quotidianità.

 

Le emozioni nel lutto

La non accettabilità della morte è dunque strettamente connessa ad emozioni forti e difficili da gestire: una di queste è la paura. Paura di dimenticare, di restare soli, di affrontare la vita senza la presenza e il sostegno della persona scomparsa.  Paura che porta a compiere azioni di vario genere pur di conservare intatto il ricordo della persona amata, alcune tra le quali: mantenere inalterato l’ambiente anche nei piccoli dettagli, lasciare abitazioni nel totale abbandono, collezionare indumenti e oggetti, costruire rituali connessi ad esperienze, ricordi e desideri della persona scomparsa. L’altra faccia di questa paura, sentita in modo più o meno consapevole, è un sentimento di colpa, per non aver impedito la morte, per non aver fatto qualcosa in più, o in modo diverso. Nel lutto è come se una parte dell’individuo non si permettesse di credere che quella perdita è avvenuta davvero e attivasse la convinzione dell’impossibilità a sopravvivere senza la persona perduta.

Perché ogni persona reagisce in modo diverso

I tempi di elaborazione del lutto sono molto soggettivi e variabili in base alle risorse personali e psicologiche della persona e dell’ambiente relazionale e affettivo che la circonda. Le reazioni ed elaborazioni del lutto sono caratterizzate principalmente da due fattori: intensità e durata. Nelle prime fasi vi sono infatti, generalmente, sintomi pervasivi di tristezza, appiattimento, nostalgia e dolore. In un secondo momento il dolore si trasforma in rabbia e risentimento, si iniziano a ricercare colpevoli o ci si sente colpevoli entrando in un processo di autosvalutazione. Questo impedisce maggiormente l’accettazione della perdita, cercando di mantenere vivo un legame “virtuale” con il defunto. Ciò può portare anche ad un vero e proprio distacco dal mondo reale e ad atteggiamento auto ed etero distruttivo per riottenere ciò che si è perduto. Al contrario, se il lavoro del lutto evolve in modo positivo la persona riesce a ritrovare più equilibrio e pacificazione nelle sue emozioni.

 

Il percorso di elaborazione del lutto

 

Nel corso del tempo, qualcosa cambia solo se la presenza materiale viene gradualmente sostituita da quella interiore, e se il mondo interno accoglie dentro sé anche la presenza emotiva della persona defunta. Se ciò accade il lutto segue il suo normale percorso e si avvia alla sua conclusione.

La difficoltà risiede proprio in questo passaggio, nel rinunciare definitivamente alla presenza fisica e alla condivisione materiale, spostandosi su un livello più interno. Lo sforzo più grande che la persona compie è quello di non “congelare” i ricordi e sé stessa ma di attraversare il dolore agevolando i suoi processi di integrazione.  Esprimere il dolore è fondamentale per compiere il “viaggio” del lutto. In tanti, però, pur provando a mettere in atto strategie e risorse, non riescono a superare la perdita e avvertono disagi di natura psicologica e anche somatica.

 

Il corpo e la mente nel lutto

Nel suo recente libro "Il corpo accusa il colpo", lo psichiatra olandese Bessel Van der Kolk, grandissimo esperto del trauma e della sua riabilitazione, analizza e descrive in modo approfondito le cause e gli effetti del trauma (includendo anche il lutto), descrivendo l’impatto che esso può avere, a breve e lungo termine. Uno degli aspetti più interessanti è la connessione tra evento traumatico e cervello: non è tanto l’evento in sé a costituire il trauma ma l’operazione mentale, a livello corticale e limbico, con cui si imprime dentro sé stessi il messaggio di paura, rabbia, disperazione. Quel messaggio impedisce alle persone di integrare l’esperienza del proprio lutto con la vita quotidiana, con quello che è successo e succederà dopo quel doloroso evento.

 

Terapie possibili e arteterapia

Van der Kolk, oltre a parlare di cause e sviluppi del trauma e del lutto, sottolinea l'importanza e l'utilità di tecniche integrate per affrontarlo. Secondo quanto riportato, non solo da un esperto di spessore internazionale quale lui è, ma anche dalle numerose ricerche condotte nel tempo a livello mondiale, le tecniche creative e l’arteterapia si rivelano utilissime per esplorare ed elaborare le memorie e le emozioni connesse ai vissuti traumatici, e dunque anche al lutto.

Infatti, è ormai ampiamente condiviso che i percorsi di cura più efficaci per questi problemi siano quelli integrati, che prevedano dunque sia la psicoterapia sia l’uso di altre tecniche specifiche che possano agevolare il percorso di integrazione tra pensieri ed emozioni.

Tra le terapie efficaci sono presenti, ad esempio, la mindfullness, l’EMDR e lo yoga, ed è inclusa anche l’arteterapia, che consiste nell’utilizzo di strumenti creativi ed artistici con fini terapeutici.

 

Cos’è l’arteterapia

L’arteterapia o mediazione artistica nasce dall’unione tra psicologia ed arte, con fini riabilitativi. 

È un approccio in cui si utilizzano principalmente strumenti artistici per aiutare le persone ad esprimere le proprie emozioni, condividere ricordi, raccontare la loro storia. Benché si utilizzi la parola “arte” è importante chiarire che chi lavora con l’arteterapia non produce necessariamente oggetti artisticamente belli (anche se in alcuni casi accade), non apprende tecniche artistiche e non ha necessità di avere particolari abilità con questi strumenti. Essi infatti sono solo dei mezzi, dei mediatori che servono al paziente per parlare di problemi, disagi, conflitti, ricordi dolorosi, esattamente ciò che caratterizza un lutto. In questo delicato processo il terapeuta è un facilitatore della comunicazione e dell’emozione, grazie alle sue specifiche competenze, che accompagna il paziente in questo percorso. 

 

Come funziona e a cosa serve

In arteterapia il prodotto e il processo che lo genera sono strettamente collegati e sono attivatori di due tipi di comunicazioni: una interiore e personale del paziente, l’altra interpersonale con il terapeuta o il gruppo, se c’è. Proseguendo con la descrizione dei principi teorici base dell’arteterapia, è sempre più chiaro quanto questa metodologia sia ormai inserita pienamente nel panorama degli interventi possibili per la cura e la salute delle persone, tenendo sempre presente che per l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità, 1948) la salute è “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non consiste solo in un’assenza di malattia o infermità”.

Pertanto, gli strumenti terapeutici, farmacologici e non, vengono sinergicamente proposti ed applicati nel campo della salute per consentire alle persone una sempre crescente offerta di mezzi per raggiungere, mantenere e ritrovare il proprio benessere. L’arteterapia ha inoltre la caratteristica e il vantaggio di essere estremamente flessibile ed adattabile alle caratteristiche delle persone e ai loro problemi, ai luoghi e alle strutture che ospitano le attività, e alle finalità terapeutiche che si perseguono.

 

Materiali e strumenti utilizzati

Gli strumenti utilizzati nella mediazione artistica sono vari e vengono scelti in base alle esigenze psicologiche e agli obiettivi della terapia. Generalmente, quando si pensa a questa disciplina si immagina principalmente l’uso della pittura o del disegno ma in realtà, nel corso degli anni, oltre alle arti visive e plastiche, si sono notevolmente diffuse quelle performative come il teatro (utilizzato maggiormente in percorsi di gruppo), la musica, la creta e altre forme narrative decisamente più moderne come la fotografia e il video.

 

Perché è utile nel lavoro di elaborazione delle perdite

L’arteterapia è particolarmente utile per chi ha difficoltà a comunicare verbalmente il proprio disagio, o ritiene che parlarne sia troppo doloroso, pur desiderando un aiuto e un sostegno per stare meglio. È indicata per intervenire in situazioni traumatiche, a vari livelli, sia con adulti che con bambini. Per questi e tanti altri motivi si rivela molto efficace nel lavoro sul lutto, poiché consente di esprimere le emozioni connesse alla memoria (inclusa quella del corpo), integrando presente e passato e dando voce al lutto inespresso raccontando, anche senza parole, l’impatto che questo evento ha avuto nella vita di una persona. Soprattutto nell’approccio con i bambini, le forme artistiche sono particolarmente adatte per entrare in contatto con il loro mondo interiore ed aiutarli ad elaborare le separazioni traumatiche.

 

La parte visiva è molto importante poiché i nostri ricordi sono strutturati come immagini e come tali permangono all’interno della mente. L’arteterapia permette di rappresentare queste immagini, con il disegno, la creta, la fotografia e con qualsiasi strumento che possa aiutare la narrazione del proprio vissuto. Poter dare una forma al dolore, al vuoto, alla disperazione, alla rabbia e a tutte le tante emozioni legate alla perdita permette innanzitutto di dare significato e senso alla propria esperienza, trasportando fuori da sé le emozioni distruttive e dando spazio a qualcosa di profondamente personale ed unico.

 

Accade così che i pensieri e le sensazioni più terribili e dolorose possono essere osservate, in quanto prodotto creato con l’arteterapia, anche da un altro punto di vista, da fuori, con un po’ di distanza da quell’oggetto o quell’immagine, che da un lato rappresenta chi lo ha creato ma dall’altro è solo una parte dell’esperienza di vita di quella persona.

In questo complesso e delicato percorso, il terapeuta, accompagna e guida la persona, sostenendola e ascoltandola, nelle sue parole e nei suoi silenzi e lavorando assieme a lei per completare il percorso di elaborazione della sua perdita.  

 

Bibliografia:

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