Psicologia Forense

 

Lo psicologo giuridico e forense si occupa dei processi cognitivi, emotivi e comportamentali aventi rilevanza per l’amministrazione della giustizia, con riferimento alle persone intese sia come autrici di reato sia partecipanti al processo giudiziario in qualità di imputati, testimoni, parti lese, avvocati e giudici; si occupa, inoltre, dei problemi psicologici connessi con la costruzione, l’applicazione e l’adesione individuale e collettiva a norme e regole del comportamento e della convivenza umana, con una interlocuzione diretta con le discipline giuridiche. Sulla base di teorie, metodi e strumenti psicologici analizza l’interazione tra persona e sistema della giustizia amministrativa, civile, penale, minorile ed ecclesiastica, focalizzandosi sullo studio scientifico di costrutti e processi psicologici di rilievo giuridico, secondo i paradigmi della psicologia cognitiva, sociale, evolutiva, dinamica e della personalità (ad esempio, la presa di decisione, la testimonianza e il suo grado di accuratezza, il grado di affidabilità del processamento delle informazioni, l’influenza di vari fattori personali e situazionali sulla memoria, le false credenze e memorie, le confessioni, il ragionamento giudiziario, l’effetto della testimonianza di esperti e periti, ecc.).

 

(Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi Italiani)

 

La psicologia forense si suddivide in due grandi macro aree, una valutativa e una trattamentale. 

1) L’area valutativa comprende tutte le condizioni in cui lo psicologo è chiamato in qualità di esperto a esprimere il proprio parere professionale, se lavora di Ufficio per rispondere a specifici quesiti posti dal Magistrato o dal Pubblico Ministero, oppure per formulare controdeduzioni come consulente di parte. 

Secondo le indicazioni più ampiamente condivise dalla comunità scientifica che si occupa di psicologia e psichiatria forense, il perito/consulente deve:

  • possedere un minimo di conoscenze giuridiche (le nozioni di infermità di mente, di incapacità decisionale, di pericolosità sociale, di idoneità a rendere testimonianza) e di conoscenze procedurali (il contenuto e i limiti del suo mandato, i doveri verso il committente e i colleghi)
  • essere in grado di garantire al giudice o al difensore tutte le competenze tecniche, deontologiche scientifiche e metodologiche richieste;
  • essere in grado di stendere un elaborato convincente, motivato, documentato, fruibile e comprendibile (U. Fornari, 2012).

2) L’area trattamentale e riabilitativa include tutti gli interventi psicologici realizzati a favore di vittime e autori di reato, ai fini di intervenire sull’impatto sociale del reato stesso, attenuando le possibilità di recidiva e fornendo alle vittime la possibilità di ricevere i sostegni sociali e terapeutici adeguati.

Le dinamiche psicologiche ed educative dell’autore di reato costituiscono il principale oggetto di studio della psicologia penitenziaria, che esamina:

  • -       i problemi psicologici relativi alla detenzione, attraverso attività di osservazione, sostegno e trattamento del condannato
  • -     la personalità di un soggetto sottoposto ad una pena, in riferimento all’ordinamento penitenziario (legge 26 luglio 1975 n. 354) sulle misure alternative alla detenzione e sul trattamento individualizzato. 

    In particolare l'individuazione del trattamento comporta un'attenta considerazione dei bisogni di ciascun individuo. L’orientamento al percorso trattamentale è suggerito nell’art.1 della legge 354 (Trattamento e rieducazione):

Fanno parte di questo settore applicativo tutti i progetti di reinserimento sociale e lavorativo eseguiti a favore di detenuti, sia dentro che fuori le strutture carcerarie. In Italia si sono ormai diffusi progetti e laboratori all’interno degli istituti penitenziari per cercare di aumentare il valore rieducativo della pena. Le attività sono orientate ad incrementare le competenze culturali(scolarizzazione, attività editoriali), sociali e personali (teatro, arte terapia, fumetto, musica, pet-therapy, radio, sport) e lavorative (produzioni di alimenti, oggetti, vestiario).  

 

Il Consulente Tecnico ha come priorità quella di fornire un parere tecnico motivato, dunque scientificamente argomentato, preservando la propria indipendenza e deontologia professionale. Per compiere questa complessa operazione è necessario muoversi su un doppio binario, quello della psicologia clinica e quello del diritto, prestando una particolare attenzione all’applicazione di una metodologia peritale rigorosa e rispettosa dei criteri condivisi e accettati dalla comunità scientifica. Inoltre, è molto importante che lo psicologo forense abbia seguito uno specifico training in cui abbia applicato le proprie competenze cliniche e psicodiagnostiche all’indagine forense. Infatti, è fondamentale considerare che le sole conoscenze cliniche, teoriche e pratiche, non consentono di svolgere adeguatamente un ruolo che comporta una rivisitazione di carattere culturale (criminologico), metodologico (medico-legale) e giuridico (conoscenza C.P.C. e C.P.P.).

 

 Il consulente tecnico si occupa prevalentemente di:

  • incapacità
  • inabilitazione, interdizione e delle capacità naturali
  • invalidità del matrimonio
  • danno biologico di natura psichica
  • condizioni di affido della prole
  • idoneità e potestà genitoriale
  • mobbing
  • capacità processuale
  • capacità di testimoniare
  • imputabilità
  • pericolosità sociale
  • compatibilità con il regime carcerario
  • maltrattamenti
  • abusi sessuali
  • idoneità a rendere testimonianza
  • stalking

 

Lavoro da diversi anni come Consulente Tecnico di Ufficio e di Parte in ambito civile e penale e come Perito presso il Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese. 

Sono Cultore della Materia in Psicologia Giuridica della Devianza e dei Mutamenti Sociali (Dipartimento di Scienze Mediche di Base, Neuroscienze e Organi di Senso) e in Psicopatologia Forense e Criminologia Clinica (Dipartimento di Scienza della Formazione Psicologia e Comunicazione) presso l'Università degli Studi di Bari Aldo Moro.

Nello specifico, collaboro con i colleghi universitari nell'espletamento delle attività peritali in ambito civile e penale su incarico degli Uffici Giudiziari, nelle attività di ricerca, di elaborazione di articoli e saggi su riviste scientifiche e nell'attività didattica.

mi occupo prevalentemente di: danno biologico di natura psichica, valutazione delle competenze genitoriali,  valutazione dell'idoneità a testimoniare di minori, abuso sessuale su minori e pedofilia, valutazione della compatibilità con il regime carcerario, trattamento e riabilitazione di soggetti autori di reati sia imputabili che non imputabili a causa di vizio di mente al momento del fatto-reato, trattamento di vittime di reati violenti. 

 

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